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L’analisi della sconfitta di Francesca Fornario

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Il testo dell’applauditissimo intervento della compagna Francesca Fornario, giornalista, scrittrice e autrice satirica, ospite al nostro XI congresso.

Compagne e compagni, grazie per avermi invitato al vostro congresso a fare l’analisi della sconfitta alla quale non intendo sottrarmi.

Sconfitta è la sedicente sinistra che ti chiede il voto per fermare le destre e poi con le destre ci governa: la sinistra omeopatica.

Sconfitto è chi crede che il governo migliore sia un governo tecnico.

Sconfitto è chi crede che siano gli stranieri a rubarci il lavoro.

Sconfitto è chi pensa che sia giusto tagliare la spesa pubblica per ridurre il debito pubblico.

Sconfitto è chi pensa sia necessario andare in pensione più tardi perché abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità. L’età pensionabile torna ad allungarsi anche se la vita si accorcia: di questo andranno in pensione solo i cattolici.

Sconfitto è chi pensa che i vecchi debbano rinunciare alla pensione perché i giovani in pensione non ci andranno mai, come se ci fosse un rapporto di causa effetto e non fossero due effetti della stessa causa.

Sconfitto è chi pensa sia stato giusto cancellare l’articolo 18 perché c’erano tanti giovani sfruttati con la partita iva e i contratti a progetto, che è come se zoppichi dalla gamba destra e vai dall’ortopedico e quello, per farti guarire, ti azzoppa la gamba sinistra.

Sconfitto è chi pensa sia necessario dare soldi alle imprese perché sono le imprese a creare lavoro. Lo ha detto Briatore: senza il ricco il povero non mangia, e invece è il ricco che non mangia senza il povero che serve ai tavoli, coltiva i pomodori, ci fa il sugo e dopo pulisce i piatti.

Sconfitto è chi pensa che sia giusto salvare le banche invece delle persone.

Sconfitto è chi pensa che la Nato che ci chiede di aumentare le spese militari porti la pace.

Sconfitto è chi pensa che Cuba sia una dittatura e gli Stati Uniti la più grande democrazia del mondo. Quelli che a forza di esportare la democrazia sono rimasti senza.

Sconfitto è chi pensa che le cose andrebbero meglio se ci fosse più meritocrazia, come se l’essere bravo a scuola sia un merito e non la conseguenza della gran botta di culo di essere nato in un ambiente sereno, da genitori incoraggianti, in case piene di libri.

Sconfitto è chi pensa che se perde il lavoro è colpa sua e non delle leggi che hanno precarizzato il lavoro.

Sconfitto è chi crede alle lamentele degli imprenditori che si lagnano che non trovano più lavoratori da quando c’è il reddito di cittadinanza.

Sconfitto è chi pensa che perdiamo un sacco di soldi perché ci sono persone che intascano il reddito senza averne il diritto e non perché ci sono le aziende che intascano la cassa integrazione senza avere diritto, che assumono con i contratti a part time per farti lavorare full time, che evadono le tasse pagandole nei paradisi fiscali, che oltre due terzi – vine fuori a un controllo superficiale, rubano in un modo o in quell’altro.

Sconfitto è Alessandro, che lavorava con i voucher dal lunedì al venerdì e lo trovava normale perché, mi ha detto: “Se la domenica non lavoro perché devono pagarmi?”.

Sconfitto è chi pensa che andare in ferie sia un privilegio e non un diritto, andare in pensione un privilegio e non un diritto.

Sconfitto è chi pensa di essere ambientalista perché si compra l’auto ibrida con gli incentivi statali.

Sconfitto è chi pensa che i sindacati non servano a fare la lotta ai padroni anzi non servono proprio perché siamo tutti sulla stessa barca, i padroni e i proletari, che chi è sconfitto non li chiama così, li chiama gli imprenditori e gli imprenditori di stessi, i collaboratori e se sei collaboratore collabori, mica protesti. E il confitto? Sconfitto è chi pensa che il conflitto sia una patologia, che se sei uomo e hai un’alleggiamento conflittuale con il capo te la sei cercata e se sei donna e hai un atteggiamento conflittuale hai le mestruazioni.

Sconfitto è chi pensa che se questo è il solo paese europeo dove i salari sono diminuiti la colpa sia delle tasse e non del fatto che a pagarle siano in misura sempre maggiore in lavoratori e le imprese, e non del fatto che non ci sia un salario minimo, e non del fatto che esistono contratti legali che permettono di pagare i lavoratori 4 euro l’ora.

Sconfitto è chi pensa che chi sciopera fa un danno alla comunità e comunque non ha voglia di lavorare.

Sconfitto è chi legge Repubblica, la Stampa, guarda la Rai e crede a quello che legge mentre tutto il resto sono fake news.

Sconfitto è chi pensa che Draghi sia il migliore e Calenda il nuovo e Forza Italia un partito moderato e Giorgetti un sincero democratico e Giorgia Meloni che incidentalmente non sta al governo con il pd ma governa in tutti i territori governa con quelli che stanno al governo con il Pd sia un’interlocutrice.

Alessia Morani, Pd: ha detto: “Dispiace che Giorgia Meloni non abbia detto sì come noi del Pd al Governo Draghi”. Sarebbe stato un 25 aprile da sballo.

Sconfitto è chi pensa che Mimmo Lucano sia un ladro.

Gino Strada una spia.

Alessandro Barbero uno svitato maschilista quasi come Assange che in più non si lava.

E Corbyn un antisemita e Melanchon naturalmente anche.

E i No Tav terroristi.

Chi combatte al fianco del popolo curdo terrorista.

Ve lo hanno già detto che Ken Loach è pedofilo e si mangia la cacca o ve lo anticipo io?

Sconfitto è chi pensa che comunismo e Nazismo siano opposti estremismi, come del resto ha stabilito una risoluzione del parlamento europeo.

Sconfitto è chi pensa che l’Unione Europea sia la nostra patria e non l’Europa, non il mondo intero.

Sconfitto è chi pensa che Stefano Cucchi se la sia cercata, Carlo Giuliani se la sia cercata, gli operai in picchetto che vengono presi a manganellate se la siano cercata mentre un manipoli di fascisti può tranquillamente assaltare la sede della Cgil di fonte alle guardie che li lasciano fare. (Secondo me perché pensavano che i fascisti di Forza Nuova volessero entrare nella sede della Cgil per fare vertenza a Giorgia Meloni che li fa lavorare a nero).

Compagne e compagni, compagno segretario Maurizio Acerbo, io vi ringrazio del privilegio, del conforto, dell’emozione che mi regate invitandomi a parlare di fronte alla platea di quante e di quanti non sono stati sconfitti.

Di quante e di quanto hanno perso, ma non si sono persi.

Di quante e di quanti hanno pensato che di fronte allo sfascio che ho decritto l’obiettivo principale non possa essere quello di eleggere in coalizione con chi ha demolito lo statuto dei lavoratori, privatizzato i servizi pubblici, chiuso i porti, comprati i cacciabombardieri tornado.

Eleggere in coalizione perché così magari ti fanno aprire una biblioteca o sistemare un parco mentre loro si spartiscono i soldi del Pnrr che poi sono i nostri regalandoli alle imprese.

Spero che il dibattito congressuale, alla quale mi dispiace di non aver potuto prendere parte dall’inizio, non giri intorno alla questione del tornare ad eleggere perché eleggere è il mezzo e non il fine.

Il fine delle comuniste e dei comunisti è trarci in salvo a vicenda.

Trarre in salvo soprattutto quelli che si sono fatti fare il lavaggio del cervello o non se lo sono fatti fare ma non sono andati a votare perché magari un partito di sinistra che non fosse in coalizione con il pd lo hanno hanno cercato ma ne hanno trovati 5 e allora…

e allora un privilegio è quello di trovarmi di Fronte alle compagne e ai compagni della forza politica che in questi anni ha sempre cercato con generosità di unire quel fronte, di tenere insieme gli anticapitalisti, di fare la colla, perché ci sono diverse storie e diverse appartenenze e legittimi motivi di divisione ma quello che ci unisce è di più e più urgente di quello che ci divide. Fare la colla per tenere insieme chi lotta contro questo sistema. Ci ho provato con voi, ho fallito con voi, ci proverò ancora: saremmo sconfitti se smettessimo di provarci.

Chiudo, brevemente, sul senso della vita.

Brevemente, vado proprio dritta al senso della vita, perché penso debba essere anche il senso del nostro trovarci qui.

Lo storico Alessandro Barbero ha detto in sostanza che le donne non fanno carriera come gli uomini perché non sono stronze come gli uomini che fanno carriera: quelli aggressivi e prevaricanti.

E molte donne, invece di stamparsi la frase su una maglietta da indossare l’otto marzo,

invece che incazzarsi contro un sistema che premia chi è più aggressivo, chi è disposto a fare gli straordinari, a rinunciare agli affetti e alla militanza politica per ottenere il premio di risultato, invece che incazzarsi contro un sistema che prima il più forte a scapito del più debole, si sono incazzate con Barbero.

Questo è solo l’ultimo di molti episodi che ci dimostrano quanto là fuori, tra gli sconfitti, il senso, il significato delle cose sia stato ribaltato.

L’aggressività diventa un valore, l’individualismo un valore, fare carriera a discapito degli altri un valore: le donne rivendicano di saperlo fare di più e meglio degli uomini: «Vedeste come sappiamo essere predatrici anche noi!». E dicono di non essere affatto mansuete come sostiene Barbero, come se il contrario di aggressiva fosse “mansueta” e non pacifica.

Io lavoro in un campo dopo per fare carriera devi essere come Barbara Palombelli, che ci dice che se una donna viene ammazzata di botte magari se l’è cercata perché dietro a un uomo violento c’è una donna che lo esaspera, che infatti se un uomo sfascia la televisione in preda a un raptus magari è perché c’è Barbara Palombelli in televisione.

Io non voglio fare carriera. Da donna e da comunista non penso che il lavoro sia fare carriera, io penso che il lavoro sia quella cosa che c’è scritta nella Costituzione: una funzione che concorra al benessere materiale e spirituale della società, che ti lasci il tempo per goderti gli affetti, la militanza, le passioni, un tempo che è un diritto ma anche un dovere prendersi (“Il lavoratore ha diritto alle ferie e non può rinunciarvi”) e non c’è vanto nel sacrificare le ferie per lavorare.

Concorrere al benessere spirituale, non sgomitare, non sopraffare, non aggredire, non premiare chi è sicuro di sé a discapito di chi è insicuro.

Compagne e Compagne quello che vi dico a voi sembra giusto, perfino scontato, perché noi siamo i pochi che non sono stati sconfitti. Ma là fuori, se non ce la fai è colpa tua e farcela vuol dire ottenere soldi e fama, non trarsi in salvo a vicenda e tenersi stretti.

Questa nostra consapevolezza è la nostra forza e la nostra salvezza. La consapevolezza delle comuniste e dei comunisti che ha ispirato larga parte della Costituzione repubblicana.

Rispetto ad allora siamo meno ma non meno consapevoli.

Fate in modo che l’obiettivo di questo congresso e del nostro agire politico sia non fare l’analisi della sconfitta, non chiederci come eleggere in coalizione o no, ma come diffondere questa consapevolezza. Anche attraverso campagne come quella per il salario minimo legale, in difesa delle pensioni, per la casa, per il reddito. Lotte che rimettano a posto il senso delle cose.

Domandarci come trarre in salvo Alessandro che pensa che se la domenica non lavori è giusto che non ti paghino. Come trarre in salvo le donne che rivendicano di saper essere aggressive e predatrici anche più di un uomo. Come trarre in salvo chi pensa che Enrico Letta sia di sinistra perché Oh, è più di sinistra di Renzi.

Queste elezioni vinte da quelli del centrosinistra che governano insieme al centrodestra non sono state un successo ma poteva andare molto peggio. Potevamo essere uno di loro.

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